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BIOPLASTICA ED INQUINAMENTO AMBIENTALE

bioplastica

PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE PARLARE D’INQUINAMENTO

I problemi che il Mondo deve affrontare sono tutti interconnessi con l’inquinamento per questo resto sbalordita da come le persone mediamente se ne freghino della questione ambientale. La percezione comune è che sia un problema lontano e che “Comunque quando il mondo finirà io sarò già morto..”. Si certo, tu forse sarai morto ma i tuoi figli magari no, e sicuramente saranno vivi i tuoi nipoti.  “Eh ma io non ho figli”. Ok, ma è necessario avere un figlio per possedere un minimo di etica? 

Senza contare che tutti quelli che pensano che la cosa non li riguardi, sappiano che gli effetti dell’inquinamento ambientale sono di fronte ai nostri e già adesso non sono tollerabili, figuriamoci se dovessero aumentare.

INQUINAMENTO DEL MARE CAUSATO DALLA PLASTICA 

L’esempio che colpisce forse di più l’immaginario collettivo è l’idea che i nostri cari mari siano oramai diventati mari di plastica con conseguenze su molteplici fattori. Questo problema è direttamente addossabili alle azioni del singolo, dunque quantomeno per questo possiamo eccome fare qualcosa. Nel mare di plastica disciolta i pesci senza volerlo incorporano continuamente microplastiche, praticamente si nutrono di plastica. Tutto ciò finisce indirettamente nei nostri piatti. Se questo non è karma …

Gli studi scientifici infatti prevedono un incremento di moltissime malattie nei prossimi anni, proprio dovute all’inquinamento. A seguito di queste constatazioni nefaste ci viene in aiuto la scienza che da qualche anno sta cercando spasmodicamente soluzioni per risolvere il problema dell’inquinamento. Il campo è vastissimo, le soluzioni spaziano in moltissimi settori, perché l’inquinamento è dovuto non solo alla spazzatura tossica di cui abbiamo riempito il mondo ma anche dalle fonti di riscaldamento, dai mezzi di locomozione e persino da ciò che mangiamo.  

Preso atto che chiedere alla popolazione mondiale di cambiare le proprie abitudini di consumo e di stile di vita è quantomeno utopico non possiamo fare altro che affrontare il problema dal punto di vista più razionale: la ricerca di alternative alle sostanze inquinanti. 

BIOPLASTICA

Il punto su cui vorrei soffermarmi quest’oggi è la ricerca di materiali alternativi atti a ridurre il problema dell’inquinamento della plastica. 

Uno di questi è la bioplastica che si differenzia dalla classica plastica in quanto prodotta in parte o totalmente con materiale biologico non derivante dal petrolio (che, ricordiamoci sempre, è una fonte non rinnovabile). 

Ciò dunque non significa che tutte le bioplastiche possano essere disperse nell’ambiente o trattate: lo sono solamente quelle biodegradabili e compostabili.  

BIOPLASTICA BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE

Un materiale è definito biodegradabile se si scompone naturalmente nell’ambiente entro 6 mesi a seguito di agenti biologici quali batteri, piante, animali, sole e acqua. 

Un materiale si dice compostabili se ha la capacità di disintegrarsi nell’ambiente in meno di 3 mesi e di trasformarsi in compost (fertilizzante) tramite processi meccanici di trattamento. 

Sia le bioplastiche biodegradabili che quelle compostabili vanno entrambe trattate come rifiuti e quindi non disperse nell’ambiente. Le bioplastiche compostabili vanno nell’organico mentre le bioplastiche biodegradabili vanno a finire (aimè) nell’indifferenziato. 

Qui bisogna stare molto attenti: perché nell’indifferenziato? Incredibile ma vero: la tecnologia sulle bioplastiche è andata avanti più velocemente delle strutture atte a lavorarle. Tradotto: non ancora sono stati costruiti impianti idonei a lavorare le bioplastiche biodegradabili. Buttare una bioplastica biodegradabile nell’organico o nella plastica significa creare un danno all’intera filiera di riciclo in quanto i materiali sono differenti e dunque vanno trattati in materia diversa.  

C’è molta confusione in questo settore. Andrebbe scritto a caratteri cubitali che attualmente solo le bioplastiche compostabili possono essere riciclate e buttate nell’organico. Invece si preferisce far credere ai cittadini inconsapevoli che basta acquistare un prodotto o un imballaggio prodotto con bioplastica, senza specificare di che tipo sia, per stare con la coscienza a posto.

Purtroppo ad oggi le bioplastiche compostabili sono una piccola percentuale dell’intera filiera (un esempio sono i sacchetti che troviamo nei reparti di frutta e verdura dei supermercati) dunque la situazione è ancora molto in divenire. 

RICAPITOLANDO

Cosa accadrebbe se buttassi nel mare o in un parco una bioplastica compostabile o biodegradabile? A differenza della normale plastica le bioplastiche biodegradabili o compostabili si disintegrerebbero nell’ambiente prima o poi. Nell’attesa che ciò accada a te piacerebbe nuotare in un mare o sedervi un in un parco pieno di queste? 

Un altro problema della bioplastica è nello spreco delle risorse. Infatti essendo prodotta con materiali biologici quali  mais o zucchero di canna vengono sottratti al consumo alimentare per produrre packaging. Cosa non propriamente etica né indolore. 

Concludendo: la bioplastica è sicuramente meglio della plastica per l’ambiente in quanto se abbandonata in giro male che vada prima o poi si disintegrerà senza inquinare come fa la plastica ma ha ancora molte criticità che vanno migliorate. E tutti noi ci auguriamo che presto accada.

IL SINGOLO COSA PUO’ FARE RIDURRE L’INQUINAMENTO DELLA PLASTICA  

Cosa possiamo fare noi come consumatori? Sicuramente scegliere prodotti realizzati con bioplastica, meglio ancora se si tratta di bioplastica compostabile che è l’unica bioplastica completamente riciclabile e che diviene compost.  Purtroppo la bioplastica compostabile non è adatta per produrre tutto il packaging sostitutivo dei prodotti in plastica ma solo una nicchia di questi. Attualmente la soluzione più concreta a questo enorme problema resta sempre la stessa: cercare di ridurre i consumi di qualunque tipo di materiale e riciclare correttamente.

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Simona Candeloro