Nella vita non mi sarei mai sognata di essere qui e parlare di me sotto le vesti di una “ex-fuggitiva”. Anzi pensavo proprio di non definirmi mai così, o meglio che non sarebbe mai finito quel periodo. Ma invece eccomi qui. Preciso, questa breve storia che vi sto per raccontare, non parlerà di problemi legati alla giustizia e di essere scappata dalla polizia.
Toglietemi tutto, ma non il mio lavoro
Perchè mai mi definisco così? ex-fuggitiva? Bhè sono scappata da me stessa. Non credevo che fermarsi fosse più una prerogativa. “C’è il lavoro!” – mi dicevo – ” Non hai tempo!” – continuavo a dirmi.
Il tempo che bella parola.
Ho vissuto una vita all’insegna del lavoro e (purtroppo) dell’alcool. Bere era diventato una bella valvola di sfogo, per non pensare.
Una cosa che odio NON PENSARE!
Con il mio compagno era solo un rapporto di lavoro, niente si basava sul nostro stare insieme. Ero entrata nel loop che non sarei stata capace di fare altro. Solo lavorare per portare a casa la “pagnotta” .
( vi assicuro che sta pagnotta non erano altro che briciole lasciatemi dallo stato).
Una telefonata che disse tutto
E io?
La situazione mi aveva resa cinica, fredda. Ricordo ancora una chiamata fattami dal mio caro amico Peppe. Non ci sentivamo da 10 anni. Avevo passato con lui i migliori anni della mia giovinezza (si fumava, cantava… ci si voleva bene insomma). Mi ricordo di questa chiamata perchè fu ( da parte sua) tenera come è lui.
A me non fece nè caldo nè freddo. Fui glaciale, anzi mi diede quasi fastidio. Mi dicevo: ” Perchè così tanto disperarsi sul fatto che non ci sentiamo da 10 anni? Su su basta!”. In realtà quella fuori posto ero io.
Lui non lo sa, ma mi ha fatto tanto soffrire.
Fermarsi
Ad un certo punto mi sono detta che la vita così non funzionava. Innanzitutto mi sono tolta il mio fardello. Smisi di bere così potevo cominciare a dirmi le cose come stavano. Ha funzionato! Cavolo quante parolacce mi sono detta davanti a quello specchio. Da lì ho imparato che l’unica cosa che potevo fare era FERMARMI. Non fu che idea più geniale.
Ricordo il primo pranzo che si fece in casa, io e il mio compagno. Non cucinai nulla di eccezionale. Ma mentre si mangiava, fu un attimo, ci guardammo negli occhi e sorridemmo. La più bella sensazione mai avuta.
Una poesia di Pablo Neruda diceva così:
“Se saprai starmi vicino
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l’un l’altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo
e il tuo corpo canterà con il mio
perchè insieme è gioia…
Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.”
Imparai a respirare
Da buona ex-fuggitiva, mi resi conto che non sapevo più respirare. Ero in affanno. Come se fossi tornata da una corsa intensa. Allora mi misi alla ricerca di qualcosa che me lo insegnasse. Fu la prima volta che meditai. Seduta sul mio tappetino in cucina, chiusi gli occhi e ascoltai il mio respiro per la prima volta da secoli.
Piansi.
Non la smettevo.
Fu scioccante.
Pensai: “E’ favoloso!!!”
“Che sciocchezze!” penserete. Ma tutto diventò più chiaro. Leggero. Stavo ritornando a sentirmi parte di un universo. Quel macigno sul petto, pian piano, si alleggeriva.
Imparai a RESTARE.
“È necessario conoscere il punto dove bisogna fermarsi, il punto al quale arrivare. Conoscendolo, si ha la tranquillità. Avendo la tranquillità, si ottiene la pace. Ottenendola pace, si possono prendere le decisioni. Potendo prendere le decisioni, si può agire”.
Confucio, Dialoghi, ca. 479/221 a.e.c.
Grande Confucio!
Per finire…
Vorrei che di questa breve storia di una ex-fuggitiva fosse colta la sua rivincita, non la sua tristezza. Che l’amore per se stessa l’abbia spinta a combattere e non arrendersi.