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TURISTA ALLO SBANDO, QUANDO CIÒ CHE IMPARI A SCUOLA NON BASTA

Ho studiato tre lingue alle superiori: inglese, francese e spagnolo. L’unica che mi piaceva davvero era l’inglese, il francese mi è sempre sembrato troppo difficile mentre per lo spagnolo… La mia professoressa era insopportabile. Io detestavo lei, lei detestava me. Io ho imparato ben poco, lei non ha mai imparato il mio cognome. Fine della storia.
Sto scherzando, ovviamente. Le mie disavventure linguistiche sono iniziate quando sono diventata una turista allo sbando. Ho cominciato a viaggiare e da lì ho riscoperto (grazie a varie figuracce) l’amore per le lingue straniere.

Turista allo sbando in the U.S.A.

Partiamo dal primo viaggio, periodo scolastico, la nostra insegnante di inglese ci porta a Washington D.C.. Grazie alle sue conoscenze riesce a farci ospitare da famiglie locali. Io soffro d’ansia, in ogni occasione della vita, immaginati come mi sono sentita all’idea di trovarmi in una famiglia che parlava una lingua diversa. La fortuna vuole che starò con una compagna di classe, e in due ci si fa forza. La convivenza procede per il meglio, la mia autostima sale quando percepisco di parlare meglio di quanto pensi, o meglio… Riesco a capire il contesto, gli argomenti della conversazione, nonostante molte parole utilizzate siano al di là delle mie conoscenze: loro dicono read the room. So leggere la stanza, che strano modo di dire.

Qualche giorno dopo, insieme alla mia compagna, vago per la città. Abbiamo un orario di ritrovo con il resto della classe, ma noi, furbissime, ci siamo dimenticate di aggiornarci con il fuso orario locale. Mi dirigo verso un passante, gli chiedo “Excuse me, can you tell me what time it is, please?” e in tutta risposta ricevo un “Where are you from?“. Okay, forse la mia pronuncia ha bisogno di migliorie, perché mai uno dovrebbe chiedermi di dove sono se così non fosse? Lì, per la prima volta, ho capito che ciò che insegnano a scuola non basta. La RP, Recived Pronunciation, è usata solo dai Reali, dai nobili, mica dai comuni mortali come me.

Turista allo sbando, studiare lingue tramite app

Un panino particolare

Anni dopo, il mio primo viaggio a Londra. Anche questa volta sono in compagnia, il mio compagno di allora era davvero bravo con l’inglese. Lascio parlare lui, io, appunto, soffro d’ansia. Dopo qualche giorno però mi faccio coraggio, voglio parlare io. Voglio sfruttare ciò che ho imparato. Siamo seduti al tavolo di un ristorante, il cameriere si sta avvicinando e intimo il mio ragazzo “parlo io questa volta, lascia fare a me“. Il cameriere mi sente e commenta con molto entusiasmo “ah! Italiani anche voi, che bello!”. Perfetto.

Ci riprovo il giorno dopo, locale diverso, è ora di pranzo. Devo ordinare un semplice panino con il pollo, continuo a ripetermi in testa “a chicken sandwich, a chicken sandwich, a chicken sandwich”. L’ho ripetuto, tra me e me, talmente tante volte che nulla può andare per il verso sbagliato. Il cameriere giunge al tavolo e io ordino “a kitchen sandwich”, ossia un panino con cucina. Missione fallita, ritirarsi al campo base, ripeto: ritirarsi al campo base! Salterei i vari viaggi in cui ho potuto sfruttare il mio spagnolo. Barcellona, Madrid, Benidorm, Tulum, Playa del Carmen. Luoghi in cui tutto ciò che ho saputo dire è stato “agua con gas, agua sin gas”. Salterei subito alla Scozia, che è stata sicuramente la località più complessa nella quale sopravvivere.

Per fortuna c’è il whisky

Come già ti ho detto, soffro d’ansia. Mesi prima di partire cerco modi per prendere familiarità con l’accento scozzese, questa volta sono l’unica salvezza del gruppo. Passo notti e notti a guardare Outlander in lingua originale, o video del comico Larry Dean.

Mi sento pronta, sono pronta. Ho con me un quaderno con tutte le parole più strane utilizzate dagli scozzesi. Inizia il viaggio e realizzo un’altra cosa. Ho organizzato un tour di 12 giorni che ci porterà a spostarci di continuo, il che, in parole povere, equivale a dover tenere in considerazione un accento sempre diverso in base alla zona. Ho il primo tentennamento. Fa niente, partiamo. Prima tappa Edimburgo. Parlo con tantissima gente, gli scozzesi sono socievoli e spiritosi, mi barcameno tra una parola incomprensibile e una poco comprensibile e in qualche modo ce la faccio. Seconda tappa appena fuori Aberdeen. Sono in terra aliena, inizio a chiedermi se sia ancora inglese. Terza tappa, Inverness. Inizio a capire, i mesi di studio danno i loro frutti. Quarta tappa, ci dirigiamo verso l’Isola di Skye. C’è un piccolo negozio che vende whisky, dobbiamo fermarci assolutamente.

Il ragazzo che lavora lì inizia a offrirmi degustazioni su degustazioni. Gin, whisky, capisco sempre meglio quello che mi dice. Sarà l’alcool? Che importanza ha, riesco a capire tutto, posso definirmi soddisfatta. Chiacchierando del più e del meno scopro che il mio spacciatore di whisky è dello Yorkshire, regione del Nord del Regno Unito. Ah, ecco perché capisco così bene! Faccio spallucce e proseguiamo verso la quinta e ultima tappa. Glasgow. Qui vorrei fare un minuto di silenzio prima di proseguire.

Scusa, puoi ripetere?

Guarda il breve video qui sotto, e ti prego, dimmi che cosa capisci.

A meno che tu sia un super genio penso che l’espressione che hai ora, corrisponda a quella che avevo io a Glasgow. Ci sono due scene che mi sono rimaste molto impresse. La prima, sono in un bar per ordinare un semplice caffè. Il barista mi chiede qualcosa. Io lo guardo, lui mi guarda, lo fisso e lui mi fissa. Sorrido. Non ho capito nemmeno una parola. Esco con un caffè d’asporto, che assomiglia a un cappuccino. Credo di aver preso l’ordine di qualcun altro.

La seconda scena, sto passeggiando per le vie della città e un ragazzo mi ferma. Mi chiede qualcosa, gli chiedo di ripetere. Io lo guardo, lui mi guarda. Gli chiedo di ripetere, lui indica un ristorante, si sbraccia, mi mima l’azione di “mangiare”. Rispondo “Yeah, it’s good” sperando di aver soddisfatto la sua curiosità. Mi allontano subito dopo come se avessi appena compiuto una rapina.

Il prossimo passo

Sono passati diversi mesi ormai dal mio ultimo viaggio. Imperterrita continuo ad allenare la pronuncia e la comprensione. Siano benedette le serie TV Netflix in lingua originale. Tra una puntata e l’altra di The 100 ogni tanto mi chiedo ancora “ma quel ragazzo a Glasgow, cosa diavolo voleva sapere?” Rimarrà un mistero. Vuoi saperla tutta? Mi sto addirittura preparando per il primissimo viaggio in Francia. Per rinfrescarmi la memoria sto ascoltando, in audiolibro, Harry Potter à L’école des Sorciers. Francia preparati, sono pronta a lanciare incantesimi!

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Giada Bna