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“Nessuno credeva che avresti potuto agire così’, eppure”

Mi chiamo Valentina, ho 40 anni, sono una libera professionista e sono single attualmente e non ho nessuna intenzione di sposarmi. Dicono che sia anche una bella donna e a dire il vero ho sempre apprezzato di più l’ammirazione per la mia intelligenza. Ho avuto molti amori nella mia vita, ma ce ne è uno in particolare che avrò sempre nel mio cuore, si chiama Riccardo.

Ci siamo conosciuti quando eravamo entrambi adolescenti in vacanza nel Golfo di Orosei al camping Cala Ginepro. E’ lì che ci siamo innamorati ed è lì che ritornavamo ogni estate. Eravamo capaci di stare abbracciati e sdraiati in pineta parlando per ore e ore perdendo la cognizione del tempo. Durante l’inverno ci scrivevamo lettere d’amore, poi d’un tratto il silenzio. Quando lo chiamavo al telefono sua madre mi diceva che non era mai in casa e così compresi che aveva posto fine a tutto. Dopo quella telefonata mi arrivò un’altra lettera in cui mi informò che voleva chiudere con me.

Del resto le storie d’amore prima o poi finiscono mi ripetevo per cercare di razionalizzare, ma ovviamente soffrii molto, l’unico rimpianto che avevo è che non eravamo andati oltre gli abbracci e i baci.

La vita è davvero bizzarra però, e i cerchi che non chiudi bene, te li ripresenta.

20 anni dopo dal nostro primo incontro, un giorno mentre stavo cenando, al telegiornale danno una notizia sconvolgente: due donne impiegate in un ufficio postale vengono uccise per mano di un pazzo! Guardo la foto e mi percorre un brivido lungo la schiena: ma è la sorella di Riccardo!

E ora? Faccio finta di niente o è il caso di mandargli un telegramma? Sarà la cosa giusta da fare? Si ricorderà di me?

Il giorno dopo decido e si, voglio farlo. Gli mando il telegramma e aspetto. Dopo un mese dall’invio ricevo un biglietto di ringraziamento e in aggiunta mi chiede l’amicizia in Facebook. Eccoci, siamo in contatto. E adesso? Tremo un po’. Mi scrive che vuole vedermi per ringraziarmi del telegramma e che adesso lui lavora a Roma ed è Comandante di un Istituto Formativo della Polizia penitenziaria. Accetto di incontrarlo in uno dei miei viaggi a Roma per lavoro. Quando lo rivedo ho il cuore che corre all’impazzata e l’emozione che mi fa tremare. Non lo riconosco, fisicamente è anche cambiato. E faccio fatica a collegarlo con l’immagine che avevo di lui.

– Fatti abbracciare, mi dice

Ed io non me lo faccio ripetere due volte, sprofondo nel suo corpo e quei 25 anni è come se non fossero mai esistiti.

Andiamo in un bar a bere e come facevano in passato non smettiamo mai di parlare.

– Voglio portarti in un luogo segreto, mi dice.

– Dove? Rispondo.

– Nella mia camera.

– Dove abiti?

– Ho una camera in una sede dell’Istituto di formazione per cui lavoro.

– Ma io posso entrare?

– No non potresti. Ma è l’unico posto in cui mi sento al sicuro, poi ti spiego. Fidati.

Accetto, anche se ho fottutamente paura.

Usciamo dal bar, prendo la mia auto e lo seguo. Quando arriviamo parcheggiamo ed entriamo in quella grande sede sapendo che sto facendo qualcosa di sbagliato. La sua camera è piccola e il letto è singolo. E finalmente facciamo l’amore. Ci mettiamo l’anima ed è tutto molto carnale. Ci addormentiamo sconvolti e stanchi, ma appagati.

Nel bel mezzo della notte sento delle urla. Apro gli occhi, mi volto ed è lui.

– Riccardo! Riccardo! Che succede?

– E’ il mio solito incubo. Ti ho portato qui perché sono un agente segreto e mi sento al sicuro solo in questa stanza. Ho ucciso due uomini e non riesco a perdonarmelo.

Non potevo credere alle mie orecchie. Avevo appena fatto l’amore con uno degli uomini più importanti della mia vita che mi stava confessando d’essere un agente segreto e che aveva ucciso due uomini. Si può amare un assassino?

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Anna Maria Ricci