Il mio sguardo si perde in un mare d’erba selvatica scintillante, che ondeggia al ritmo di una sibilante brezza freschissima. Si perde nel tentativo di seguire le sinuose curve di un sentiero sterrato, che si snoda lungo vallate di un verde abbagliante.
Il cielo è terso e la natura quieta. Non c’è altra creatura intorno a me, solo spazi sconfinati ed il tepore del sole che riscalda la mia pelle arrossata. Qualche arbusto qua e là, vigoroso, possente, bramoso di ricevere nutrimento e ombra da quelle nuvole oggi assenti, fatte di morbido zucchero filato.
L’odore della terra, secca e polverosa, mi penetra dentro con forza; ne sento quasi il sapore sabbioso. Tutto sembra immobile laggiù. Solo le cime di un filare di abeti in lontananza sembrano danzare all’unisono e chiamarmi a loro.
Il rumore dei sassi sotto le mie scarpe consumate sembra scandire il tempo e un vento primaverile mi accarezza la faccia madida di sudore.
