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Canovaccio-storytelling

Giovanni aveva parcheggiato la sua auto affianco ad un’altra uguale, pensando che odiava quel tipo di macchina. Una monovolume, l’aveva scelta sua moglie. Era una bellissima giornata di primavera inoltrata. Il cielo era terso ed il sole aveva fatto capolino da poco al di sopra delle montagne.

Giovanni si era messo in cammino di buon’ora quella mattina, aveva deciso che una camminata in solitaria era quello che ci voleva. Stare a casa lo faceva impazzire, mentre quando era a lavoro non riusciva a concentrarsi. Ed i suoi capi gliel’avevano fatto notare. Aveva perso la voce e la vitalità. Questa situazione andava avanti oramai da giorni, così quando aveva chiesto delle ferie, gli erano state accordate senza problemi. “Riposati” gli aveva detto il suo superiore. Riposarsi! Figuriamoci! Impossibile farlo, la sua mente non smetteva un attimo di pensare, anche di notte.  

Quindi eccolo qui sul Monte Amaro a condividere con lui il suo stato d’animo. Il sentiero presentava una certa difficoltà, così aveva letto sulla guida la sera precedente. “Meglio” aveva pensato Giovanni, “qualcosa di faticoso è quello che mi ci vuole per concentrarmi su altro”. Ci stava provando, eccome se ci stava provando, non voleva essere una di quelle persone deboli ed incapaci di reagire.  

D’un tratto qualcosa cedette sotto i suoi piedi e poi fu tutto un rotolarsi, strapparsi e… buio. Riaprii gli occhi e gli sembrò fossero trascorse ore. Cosa era successo? Si guardò intorno e vide solo sterpaglia e rocce, rocce che lo avvolgevano. Guardò in alto e scorse il sentiero dove stava camminando poco prima ad una distanza di almeno 30 metri. Era scivolato, era finito in un burrone

Provò a rialzarsi ma le gambe non lo sorreggevano, anzi, un dolore lancinante proveniva proprio da li. Si rese conto che probabilmente erano rotte. Le mani e le braccia erano tutte insanguinate, la maglietta strappata e la schiena dolorante. Iniziò a provare panico e pensò che era arrivata la sua fine. Il pianto gli uscì spontaneo: un pianto così disperato e struggente che si fece pena da solo. Chissà se Anna si sarebbe sentita in colpa sapendolo morto? Chissà se poi gli sarebbe mancato? 

Gli vennero in mente ricordi oramai lontani: di quella volta che erano stati in vacanza alle Maldive quando lui l’aveva buttata in acqua vestita perché non voleva fare il bagno; di come lei si dimenasse e di come fosse uscita tutta arrabbiata dall’acqua urlandogli delle imprecazioni; dì come lui fosse scoppiato a ridere vedendo che un granchio le si era attaccato alla gonna; di come Anna si fosse spaventata a morte e di come gli avesse tenuto il muso per tutto il giorno.  

Non erano mai stati affini caratterialmente, Giovanni sempre pronto allo scherzo, Anna invece prendeva tutto troppo sul serio. Si erano conosciuti in ospedale quando Giovanni aveva accompagnato il figlio in pericolo di vita al pronto soccorso. Lei era in sala d’attesa per il padre che aveva avuto un infarto, come lui, ad aspettare che qualche dottore gli desse delle notizie.  Anna era sorda, lo era diventata a seguito di un incidente. 

Durante quell’attesa angosciante per le sorti dei propri cari parlarono per ore e condivisero l’ansia che provavano. Giovanni si sentì rapito da quello sguardo così attento ad ogni sua parola, mai nessuno lo aveva ascoltato con tanta attenzione. 

Da allora non riuscì più a fare a meno di lei. Erano diventati amanti. Lei non sopportava di stare con un uomo sposato ma lui l’aveva sempre convinta che avrebbe lasciato la moglie. Fino ad una settimana prima quando lei ,stufa, l’aveva lasciato. L’idea che Anna non volesse più vederlo lo faceva impazzire. Lei gli mancava enormemente. Anna non sapeva che il suo obiettivo era quello di stare con lei, alla luce del sole dal primo momento in cui aveva capito di amarla.

Purtroppo Giovanni era combattuto tra questo sentimento ed il senso di responsabilità verso la sua famiglia, ma non solo… C’erano delle complicazioni che Anna non conosceva e di cui lui si vergognava : non voleva risultare vile. A lavoro aveva raggiunto un ruolo importante grazie al fatto che il capo fosse suo suocero. Temeva che se avesse lasciato la moglie sarebbe stato licenziato in tronco.  

Si ridestò d’un colpo, maledicendosi per quei pensieri. Non era il momento adatto per lasciarsi andare ai ricordi, doveva fare qualcosa per uscire da quella situazione! Frugò nello zaino pregando che il telefono fosse ancora intatto ed incredibilmente lo trovò funzionante. Poi dolorosamente cercò nelle tasche il biglietto col numero di telefono del rifugio da dove era partito quella mattina. Niente non lo trovava, l’aveva perso.

Il telefono cominciò ad emettere il suono della batteria che stava scaricandosi ed allora il panico riapparse: doveva fare in fretta. Compose febbrilmente il 118 col terrore che nessuno alzasse la cornetta del telefono per rispondergli ma poi sentì una voce dall’altro capo del filo. Quasi urlò per il sollievo. Spiegò brevemente cosa era successo e riuscì ad inviare la sua posizione geografica poco prima che lo smartphone si spegnesse. Svenne. 

Quando riaprii gli occhi era all’interno di un’autoambulanza col guidatore che correva come un pazzo. Pensò che i casi erano due: o era in fin di vita oppure il conducente provava un senso di potere a superare tutti gli altri senza alcun bisogno. Era buona la prima. Giovanni aveva perso tantissimo sangue ed aveva degli organi compromessi. Arrivati all’ospedale entrò direttamente in sala operatoria. Poi di nuovo il buio. 

Riaprii gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto amorevole della moglie e dei suoi due figli che lo guardavano come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Lo abbracciarono tutti e tre piangendo e lui si sentì avvolgere da tutto il bene dell’Universo. Pensò come gli fosse mai venuto, anche solo in mente, di lasciarli.  Erano tutto ciò che aveva costruito nella vita, aveva combattuto per quella famiglia, aveva speso tempo, dedizione, amore. Non poteva accantonarla così, doveva impegnarsi per farla sopravvivere. Vedeva le cose con altri occhi, come se si fosse risvegliato da un lungo sogno. Incredibilmente Anna, alla luce del nuovo giorno, gli sembrava ormai un lontano ricordo. 

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Simona Candeloro