Era quasi finita la giornata. Il sole stava lentamente lasciando spazio alle stelle e alla luna piena. Il cielo aveva un colore rosso fuoco e la luce calda del tramonto allietava i pensieri di Giovanni.
Finalmente stava uscendo da quella intensa giornata di lavoro, anche se aveva deciso di sbrigare un’ultima faccenda. Giovanni vendeva case. Il suo lavoro gli era sempre piaciuto. Infatti fin da piccolo, con il suo amico Kevin, amava intrufolarsi di nascosto nelle ville ottocentesche di Liberty Road, per scoprirne i misteri e le strane architetture. In un modo o nell’altro l’avevano sempre scampata e nessuno li aveva mai scoperti.
Quella sera avrebbe dovuto incontrare il signor Willinson nella sua villa di Locke Peak. Giovanni non era riuscito a convincerlo a spostare l’appuntamento alla settimana dopo, per parlare della vendita della sua proprietà.
Uscito dall’ufficio, lanciò la valigetta nel sedile posteriore e si mise alla guida. Il percorso che portava alla casa del signor Willinson era tutt’altro che semplice. Doveva imboccare prima l’autostrada A45, per poi prendere l’uscita 27 che attraversava i campi coltivati e finiva proprio a Locke Peak, località famosa per le sue nere scogliere a picco sul mare.
Mentre percorreva ancora l’autostrada, si accorse che non aveva salvato il numero di telefono del signor Willinson sul proprio cellulare.
Tenendo il volante con una mano, afferrò la valigetta che aveva lanciato nel sedile posteriore. Con un pò di dfficoltà, riuscì ad aprirla e ad estrarre il fascicolo sulla villa. Quel foglio sul quale aveva segnato il numero telefonico del signor Willinson non c’era più. Lo aveva perso e non si spiegava come, dal momento che era l’uomo più preciso e organizzato del pianeta.
Distolse ancora lo sguardo dalla strada per vedere se per caso fosse caduto tra i sedili.
Ad un tratto il suono furioso di un clacson lo scosse. Era un suv che per qualche assurdo motivo gli stava venendo addosso. Giovanni sterzò bruscamente. L’auto sbandò e precipitò in un burrone.
L’airbag della sua nuova auto, aveva fatto il proprio lavoro egregiamente consentendogli di non riportare gravi traumi alla testa. Controllò di essere ancora intatto e per fortuna lo era. Aveva solo con qualche graffio e un terribile dolore alla spalla sinistra. La macchina però era distrutta.
Si precipitò in strada per andare a controllare le condizioni del conducente del Suv. Un giovane uomo, con un taglio molto visibile sul sopracciglio destro stava cercando di rianimare un ragazzino svenuto.
Giovanni aiutò i due a scendere dal veicolo. Adagiarono il ragazzo per terra e il padre eseguì il massaggio cardiaco. Dopo poche manovre e qualche respirazione indotta, il ragazzo spalancò gli occhi. Si assicurarono che recuperasse piena coscienza e lo sollevarono delicatamente. Un grido pervase l’atmosfera. Il ragazzo aveva urlato. La sua gamba era rotta.
Bisognava portarlo immediatamente in ospedale, soprattutto dopo che aveva cominciato a lamentare anche un dolore al fianco. Entrambi provarono a chiamare i soccorsi, ma sfortunatamente nessuno dei due cellulari aveva campo.
Il Suv non era ridotto male, aveva solamente qualche ammaccatura sul fianco e sul retro. Il padre del ragazzo provò ad accendere il motore, riuscendoci solo dopo una serie interminabile di tentativi.
Giovanni lo aiutò ad adagiare il ragazzo sui sedili posteriori, e in men che non si dica, aveva già chiuso le porte per correre all’ospedale più vicino. Ma prima di farlo vomitò una serie di insulti misti a paura e spavento, invenendo contro Giovanni e agli autisti sbadati che come lui, non guardano mai la strada a dovere.
Quando Giovanni tentò in qualche modo di scusarsi, il suv era già partito e stava superando freneticamente quelle poche auto che si vedevano in lontananza. La preoccupazione di aver creato quella situazione e le brutte condizioni in cui si trovava il ragazzino, lo fecero sprofondare in un terribile senso di colpa.
Giovanni pensò al da farsi. Quella strada che aveva imboccato era praticamente isolata. Solo poche macchine passavano e specialmente non di sera.
Quando si girò vide una piccola stazione di servizio. Era abbandonata, ma c’era ancora un vecchio telefono pubblico. Giovanni temeva orribilmente le cornette telefoniche pubbliche, specie dopo quella volta che una gli aveva dato inspiegabilmente la scossa provocandogli un’ustione all’orecchio. In quella situazione non si fece però problemi.
Ancora in preda al panico, alzò la cornetta per chiamare Anna, la sua ex fidanzata. Sperava che gli avrebbe risposto, anche se l’ultima volta che l’aveva incontrata le aveva detto brutalmente di non volerla più rivedere. Giovanni però non aveva smesso di pensare a lei.
Quando lei ripose, Giovanni tentò di emettere qualsiasi suono o parola, ma non ci riuscì. Quel tragico evento gli aveva strappato via la voce.