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Storie Malate

Giovanni ha sempre avuto un debole per le storie malate. Ogni volta succedeva la stessa storia. Essendo un bel ragazzo che si sapeva fare, riusciva sempre a rimediare qualche numero di telefono. Parlava con la ragazze fino a perdere la voce, si innamorava, veniva lasciato ed infine cadeva nel burrone della depressione, al punto di temere orribilmente la cornetta. In quei momenti si isolava e non voleva vedere più nessuno, neanche me, il suo migliore amico.

Un giorno come un altro, mentre passeggiavamo in centro, Giovanni vide una ragazza bellissima con i capelli rossi ed una spilla a forma di granchio sulla gonna. Vidi subito una luce diversa nei suoi occhi, così gli dissi:  “beh!? Che fai ancora lì impalato? Vai a parlarle” e lui: “si ma cosa le dico?” ed io: “non ti sei mai fatto questi problemi..“ l’ultima volta è stata più dura di quanto pensassi.. pensai tra me e me. In men che non si dica prese il coraggio a due mani e si avvicinò alla splendida ragazza.

Si chiamava Anna ed era molto dolce, ma le vicissitudini della sua vita l’avevano portata ad essere sfuggente, sorda ai richiami dell’amore. Era molto spaventata all’epoca, ma lo era anche Giovanni. Venivano entrambi da situazioni amorose travagliate ed era arrivato il momento di cambiare rotta. Feci di tutto per aiutare Giovanni a mandare per il verso giusto la relazione fino a che non conobbi Anna.

Da subito travisò completamente la situazione. Non conoscendo i miei obiettivi ed il mio ruolo, pensò che Giovanni fosse solo un giocattolo nelle mie mani e che entrambi la stessimo solo prendendo in giro come avevano fatto tutti gli altri prima. Vani furono i tentativi di Giovanni di spiegare come erano andate veramente le cose. Lei si chiuse in se stessa fino al giorno in cui stanca della vita decise di farla finita.

Cinque anni dopo 


L’uomo stava correndo all’ospedale con il figlio in pericolo,era Giovanni. Noi ci eravamo allontanati dopo la vicenda di Anna, ma sapevo che si era sposato ed aveva avuto un figlio. Spingeva la sua auto al massimo, facendo un rumore assordante per la strada, che risultava ancora più potente quando superava le altre automobili. Ad un certo punto un suv blocca il passaggio. Era proprio come la mia e la ricordava benissimo perche lui ha sempre odiato quell’auto, così prende il telefono per chiamarmi ma si ricorda che il mio numero era sul vecchio telefono che aveva perso e con lui anche tutti i numeri. Decide quindi di attaccarsi al clacson finché non esce un uomo dal negozio di alimentari, ero io che involontariamente mi stavo contrapponendo tra la vita del piccolo e l’ospedale. Purtroppo non riuscì a raggiungere la sua destinazione in tempo e dopo quell’episodio la nostra amicizia, già vacillante, si ruppe definitivamente e non volle più vedermi.

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Daniele Cocuzza