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Elogio alla solitudine

Ma come, mi dirai, aspiri di lavorare nell’ambito della comunicazione e ti metti a scrivere un elogio alla solitudine?
Hehe, ebbene sì.
Per poter stare bene con gli altri, e quindi, saper comunicare e relazionarsi, bisogna prima star bene con sé stessi e conoscersi appieno. Cosa che durante un periodo di isolamento, lontano da sguardi indiscreti e liberi da qualsiasi condizionamento è più probabile che accada. Perché quando ti fermi un attimo e metti il mondo in pausa, riesci a guardarti dentro, a far chiarezza nel tuo animo e soprattutto ritrovi quella parte di te che metti costantemente a tacere per esigenza di vita quotidiana, ma che a lungo andare, se non liberata, riesce lo stesso a venir fuori in qualche modo, a far sentir la sua voce, ma non nel migliore dei modi, bensì in modo subdolo e perverso come se si volesse vendicare di tutti i giorni di indifferenza e di forzato silenzio. Per cui prima di poter parlare con gli altri e agli altri è necessario prima di tutto parlare a e con sé stessi.
E con questo non voglio dire di andare in modalità eremita e fare l’antisociale di turno. No assolutamente. Anche perché sarebbe un suicidio in un mondo estremamente connesso come il nostro , in cui, per fortuna non tutti, ma una buona fetta della popolazione sembra appena uscita da un episodio di Black Mirror, dove sentono questo estremo bisogno di essere riconosciuti e apprezzati, come se ne andasse della proprio vita o non avessero identità propria senza un tot di like.
Dico solo che, ogni tanto qualche periodo di riflessione interna è più che indispensabile, non solo per la propria salute mentale e pace interiore ma anche per una migliore comunicazione con quelli che ci circondano.




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Roxana Pintilescu