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La famiglia di Mary si era trasferita da poco a George Town. I suoi genitori erano entrambi dei medici e lavoravano tutto il giorno in due ospedali diversi, lasciando la piccola Mary di 8 anni insieme alla nonna materna. Mary amava quel posto, le piacevano le campagne e quei fiori rossi e profumati che crescevano sulle rive del fiume Yuke.

Di pomeriggio, dopo aver terminato di studiare era solita andare con la nonna a fare delle lunghe passeggiate in mezzo alla natura con Neve, un cucciolo di un incrocio tra un labrador e un pastore svizzero. Il suo manto era talmente bianco che non poteva non ricordare quello della candida neve che di inverno rallegrava la cittadina di George Town. Ma quel pomeriggio, la nonna si era addormentata sul divano e aveva lasciato la piccola Mary libera di girovagare per la casa.

Vispa e avventuriera come era, aveva aperto con non troppa difficoltà la porta sul retro e spostata la zanzariera, si era incamminata verso i prati.

Mary non sembrava essere preoccupata dell’assenza della nonna, anzi aveva notato che quando non c’era lei poteva fare qualsiasi cosa che le veniva spesso vietato. Una di queste era andare sulle rive del fiume per vedere se ci fossero degli strani pesci o delle pietre verdi come quelle che aveva trovato quando i suoi genitori la avevano portata li. Cominciò ad avanzare, fino a quando l’acqua le arrivo all’altezza della vita, quando ad un tratto la corrente la sorprese facendola scivolare completamente nell’acqua.

La bambina non sapeva nuotare e cercava di tenersi a galla come meglio poteva, ma l’acqua stava avendo la meglio. Quando cominciò a sprofondare nel fiume e ogni speranza sembrava averla abbandonata, una mano la afferrò con forza e decisione. Era un anziano pescatore che era solito pescare in quel fiume a bordo di una piccola barchetta di legno. Quando la tirò su, per fortuna la bambina non aveva perso ancora conoscenza ma era visibilmente spaventata. Dopo averla calmata e rassicurata, si fece dire da Mary dove abitasse in modo da poterla accompagnare a casa. La coprì con una coperta, tirò fuori dalla tasca un pacchetto di fiammiferi e si accese la pipa. Fu così che iniziò la storia tra la nonna di Mary e quell’anziano e bravo pescatore.

WILDPHOTO – VIAGGI FOTOGRAFICI NELLA NATURA

TARGET AUDIENCE

  • ETA’: 18 – 60
  • SESSO: UOMINI E DONNE
  • LAVORO: FOTOGRAFI – ARTISTI – CHIUNQUE ABBIA BASI DI FOTOGRAFIA GENERICA
  • HOBBY: FOTOGRAFIA – VIDEOMAKING – VIAGGIARE – NATURA – ANIMALI

PROBLEMA CHE RISOLVE IL SERVIZIO

Il servizio permette di acquisite capacità e tecniche fotografiche specifiche di settore. ( ritratti animali selvaggi)

OBIEZIONI POSSIBILI

Possibile obiezione potrebbe essere il prezzo. Il costo del servizio è leggermente sopra la media perchè la qualità dei docenti e l’organizzazione del viaggio sono scelti secondo alti standard qualitativi.

CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO

Viaggi per imparare e perfezionare le tecniche fotografiche naturalistiche. Le lezioni si svolgeranno a contatto con la natura incontaminata e selvaggia, dove sarà possibile fotografare animali esotici nel loro habitat naturale.

UNIQUE SELLING PROPOSITION

La specializzazione in fotografia di animali esotici

POST SOCIAL (FACEBOOK)

Ciao a tutti! L’estate ormai è alle porte e come sempre noi siamo pronti ad accoglierla nel migliore dei modi! Nella lista delle “cose da fare almeno una volta nella vita” c’è sicuramente quella di salire a bordo di una moto custom. Proprio per non farti sfuggire quest’opportunità, noi di Free Ride abbiamo organizzato una giornata particolare. Un tour guidato a bordo di moto che hanno fatto la storia, come l’Harley Road King o la Indian Vintage. Ti diamo la scusa perfetta per improvvisare una gita che non dimenticherai facilmente.
Ci troveremo a Milano in Piazza Cavour alle ore 10 e proseguiremo verso il lago di Como. Attraverseremo spettacolari borghi, famosi per le loro splendide ville, e ci immergeremo in rigogliosi giardini che da sempre attendono i visitatori in cerca di relax e cultura a contatto con la natura. Ci fermeremo a Cernobbio per ammirare Villa d’Este e termineremo la nostra avventura a Bellagio dove ad attenderci ci sarà un delizioso banchetto in riva al lago. Se ti abbiamo convinto, Il 18 giugno non prendere impegni e vieni a guidare insieme a noi.
Ti aspettiamo!
Per maggiori informazioni www.freerideraduni.com

UNA GIORNATA PARTICOLARE (RACCONTO)

L’estate come sempre è un periodo molto divertente in cui dar sfogo alle migliori avventure, ma quella dell’anno scorso è stata davvero particolare. Insieme ad un mio amico sono partito per fare quel viaggio che avevo tentato di programmare da tempo, ma che per vari motivi avevo sempre rimandato, il cammino di Santiago. Ci vorrebbero giorni per raccontare dettagliatamente tutto quello che ho visto e provato durante il cammino e forse le parole non basterebbero a rendere giustizia ad un viaggio del genere, ma voglio raccontarvi quel giorno in cui arrivai a Santiago di Compostela.

Ore 5:00. Ci svegliamo, ci prepariamo e facciamo i bagagli cercando di non svegliare i pellegrini che dormono. Facciamo colazione in un bar stranamente aperto e ci mettiamo in marcia. Accendiamo le torce e ci inoltriamo nel bosco che si attraversa appena usciti da O Pedrouzo. Stavolta il passo è celere, non fa molto caldo e per i primi chilometri non c’è il sole ad accompagnarci, ma solo la voglia di concludere il pellegrinaggio.

Arrivata l’alba ci troviamo nei pressi dell’aeroporto di Santiago. Non manca molto. Inizio praticamente a correre, lasciando indietro alcuni compagni di viaggio conosciuti durante il cammino. Ho bisogno di stare solo e godermi l’entrata nella città che sancisce la fine di camminate interminabili e fatiche immani. Nonostante i giorni precedenti non fossero stati semplicissimi (soprattutto a causa dei dislivelli spacca gambe tipici della Galizia), la stanchezza sembra non esistere più. Uno dopo l’altro maciniamo chilometri come chicchi di caffè prima di un ottimo espresso.

Appena arrivati alla salita del Monte do Gozo, che precede la città di Santiago, inizia a piovere con una notevole insistenza. Niente di preoccupante, quel tipo di pioggia mi faceva il solletico rispetto al diluvio che avevo dovuto affrontare sui Pirenei. Arrivati in cima alla collina vengo accolto dalla bellezza della città e della cattedrale che si staglia in lontananza.

Nel frattempo smette di piovere e mentre mi faccio strada verso il centro città, diventa sempre più difficile resistere alle emozioni. Cerco di calmarmi facendo fotografie e immortalando quel cartello che recita “Santiago De Conpostela – bienvenidos peregrinos”.

Mi faccio strada tra la folla cercando di non travolgere nessuno con il mio zaino. Le strade sono pervase dal suono della gaita, una specie di cornamusa il cui suono dal fascino medievale, mi accompagna verso la cattedrale.

Finalmente arrivo di fonte alla cattedrale. Butto lo zaino a terra e mi fermo con lo sguardo all’insù ad ammirare la sua bellissima facciata e le sue guglie. Mi siedo per terra e con la testa vuota e senza pensieri, continuo a contemplare la cattedrale respirando profondamente con il naso. La stanchezza sembrava essere svanita di colpo e un senso di nostalgia non programmato stava crescendo dentro me. Non riuscivo a capacitarmi di aver finito. Tutta la tensione accumulata in 28 giorni si era scaricata in modo fulmineo in quell’istante.

DIALOGO INTERIORE (MONOLOGO)

Ma chi me l’ha fatto fare? giuro che la prossima volta che mi vengono in mente idee del genere mi tiro uno schiaffo. Non bastava il peso eccessivo che mi porto addosso, ci voleva pure la pioggia, e che pioggia! Bella idea del cavolo lasciare a casa il giubbotto impermeabile e antivento. Ma sì tanto è estate, farà un caldo boia! al massimo porto solo questo kway leggero! Si, proprio un caldo boia! Fa così freddo che mi si stanno congelando le mani e i piedi. Appena arriverò a destinazione mi verrà sicuramente la febbre e dovrò interrompere il viaggio. OK ok, non essere pessimista. Non è la prima volta che ti ritrovi in situazioni del genere, giusto? L’unica cosa che posso fare è continuare a camminare. Forza. cammina e non fermarti. Un passo dietro l’altro e chi mi ammazza? Non lo so forse quel fulmine che ha appena colpito il suolo a non meno di 50 metri da me? No pessimismo Andre!
Ma questa strada non finisce mai? Prossima volta, mare spiaggia e relax!

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Andrea Lipani